Le tradizioni del Rione Terra: il Cippo – Rione Terra Pozzuoli

Le tradizioni del Rione Terra: il Cippo

RIONE TERRA «Vi racconto una storia…sul Rione Terra, prima del forzato abbandono, si praticavano diverse tradizioni popolari. Tra queste vi era il cosiddetto “Cippo di Natale”. Un mese o due mesi prima del Natale, gli scugnizzi si recavano presso l’entroterra di Pozzuoli, zona Campiglione, per trovare le grosse radici di castagno di alberi già abbattuti. Con un carretto trasportavano la radice sul Rione depositandola in un luogo asciutto. Passato il tempo, la radice si seccava ulteriormente perdendo la terra umida e pronta per essere incendiata. Nel giorno della vigilia veniva trasportata in strada e verso sera data alle fiamme. Una tradizione che si perde nella notte dei tempi, probabilmente reduce da riti pagani. Comunque in diversi crocicchi del Rione si “celebrava” il rito del Cippo. Forse il più famoso era quello della “Riggiuvia”. Dunque, acceso il Cippo, lo si sfruttava per cuocere le patate, fave, castagne, mentre gli anziani sedevano intorno con fiaschi di vino rosso. L’atmosfera era particolare, con le scintille che si alzavano nell’ aria, mentre gruppi di bambini ascoltavano i “fattarielli” raccontati dai vecchi. Favole, munacielli, fate, Maria puteolana…insomma tutto ciò che era fantastico e fiabesco. I bimbi a bocca aperta ascoltavano estasiati i racconti. Poi si andava tutti nel Duomo per partecipare alla messa di Natale aspettando la nascita di Gesù. Dopo il rito si ritornava al Cippo ancora fumante. La brace serviva anche per il “Vrasiere” che riscaldava le case senza riscaldamento. Naturalmente con lo sgombero del Rione la tradizione è svanita. Alcuni anni fa, a circa 50 anni dall’evacuazione, ho inteso rinnovare la tradizione insieme ad un’associazione. Organizzammo il Cippo di Natale nel giardino dei Tibicines dove vi era l ‘ex Municipio, a due passi dal Rione Terra. Fu un toccante e divertente evento, facemmo esattamente tutto quello che si svolgeva sul rione abbandonato. Per la serie: le tradizioni non devono sparire». *da un racconto di Antonio Isabettini

Rione Terra
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