
RIONE TERRA – Del periodo precedente l’evacuazione del Rione Terra (2 marzo 1970), non esiste una completa e dettagliata iconografia pittorica che raffiguri l’interno del promontorio.
Isolati quadri, non riescono tuttora ad offrire una visione unitaria della vita e delle tradizioni radicate nel cuore del più antico e popolato quartiere puteolano.
L’intero sobborgo si prestava comunque ad essere immortalato per la sua dinamicità strutturale, in un concetto spaziale raro nel genere. Chi poteva avventurarsi a dipingere in tranquillità in quel labirinto?
Pochi gli esempi. Ma, dopo lo sgombero, ecco che il luogo diventa soggetto preferito dai pittori flegrei, per fugaci estemporanee.
Da solo o in loro compagnia, iniziai la carriera artistica proprio fra quei desolati meandri. Il Rione Terra riservava un aspetto fantasmagorico, ravvivato da qualche famiglia rientrata “abusivamente”.
L’urbanistica era leggibile, non ancora devastata dagli uomini e dagli agenti atmosferici.
Un barlume di simbolica speranza contraddistingueva le tele, espressa con la luce solare che illuminava qualche scorcio “purtroppo” senza più un’anima sociale, inizio di una fase rivelatasi comatosa.
Per alcuni anni ancora, il Rione Terra fu sede di appuntamenti quotidiani per gli artisti, fino a quando – per cause logistiche – non ci fu più la possibilità di continuare ad operare.
Sono trascorsi diversi anni, sul rione si intravede la possibilità di una sua rivalutazione architettonica ed ambientale, anche se interi fabbricati sono stati demoliti e qualcuno già “ricostruito”, il tutto in virtù di un’aggiornata funzionalità.
Nonostante ciò rimpiangerò l’humus dei suoi muri, quegli stessi che ho amato per i colori indefiniti e sovrapposti.
Quella che si propone è una “passeggiata virtuale”. Entreremo di nuovo nel Rione Terra percorrendo l’itinerario originario. Una conferma profetizzata da un caro amico, il cav. Alberto Petrucci, paroliere di celebri canzoni napoletane che, diversi anni fa, ebbe a dire: “Un rimpianto per il Rione Terra di Pozzuoli, giunto al termine del suo destino, descritto con disperato amore pittorico…un giorno su questi quadri, si potrà rifare una storia, tornare su vecchie nostalgie e riudire musiche ormai scomparse”.
Ed ora avviamoci…”ncopp’ ‘a Terra”.
Tratto da “Terra…di Pozzuoli” di Antonio Isabettini (1997)